Quando con Marialuisa e Franco siamo arrivati nella Valle delle Streghe, o meglio Valbona di Gemmano, ho visto e sentito uno spazio perfetto per L’Adorazione, ma come creare un passaggio, un insolito percorso circolare per Il Canto dei Corpi?
La prima perlustrazione è stata nel mese di luglio sotto il sole bruciante del primo pomeriggio. Dopo aver camminato lungo un corridoio di alberi siamo stati accolti da un anfiteatro naturale. La vegetazione disposta in cerchio creava un vuoto pieno di suoni, le cicale e gli uccelli cantavano e io pensavo: come creare un’installazione sonora e visiva in cui l’osservatore abbandoni la posizione confortevole e sicura della platea per diventare esso stesso presenza scenica?
Assieme a Franco parlavamo con Marialuisa della qualità delle pietre, del trasporto, di come realizzare un’installazione con le parole luminose di Jean-Luc Nancy. Il da(r)do era tratto e io, surriscaldato, quasi in uno stato patologico conseguente all’esposizione al sole!
Così sono cominciati i sopralluoghi in tarda mattinata con le difficoltà e la gioia del dialogo con la natura. Al terreno sconnesso abbiamo risposto con gli anfibi. Dagli insetti e dalle agguerrite zanzare ci proteggeva con l’omeopatia Daniela, la danzatrice-medico, alla vegetazione selvaggia avrebbe pensato Alfredo con degli artistici sfalci. Un camion, poi, ha portato le pietre proprio nella Valle. Nevio ha trovato gli amplificatori a batteria per la chitarra di Emiliano.
Abbiamo neutralizzato il sole iniziando le prove nel tardo pomeriggio, per contro la sera eravamo intirizziti dal freddo. Dunque la tabella di marcia era: convocazione al Colosseo alle 15, poi la partenza con una carovana di 4 o 5 auto (tipo gita), l’imperdibile pausa caffè e gelato, l’arrivo nella Valle alle 16.30 circa. La grande e disorientante sorpresa fu il cambio di luce, il tramonto metteva in ombra i luoghi da sfalciare che avevamo scelto e l’idea di creare delle stazioni al perimetro non mi piaceva più.
Ancora una volta la natura mi veniva incontro, rispondeva alle domande con altre domande. E allora abbiamo seguito il sole. L’Adorazione, Il Canto dei Corpi, è diventata una sorta di land opera itinerante e il pubblico ci seguiva nella Valle, come girare attorno a un’opera d’arte nella sacralità dell’incontro. La mia scelta di lavorare con performer che non fanno della danza la loro professione è stata vincente. Nella drammaturgia contemporanea, dove quasi tutto è già stato sperimentato, esiste tuttavia una cosa che ancora crea stupore e al tempo stesso spaventa: la presenza del corpo senza vanità.
Ho sentito fortemente la filosofia di Jean-Luc Nancy, noi tra noi, un passaggio, un insolito percorso circolare con la gente, con la natura, con la musica, con la danza e alla fine, nonostante le punture degli insetti, la paura delle bisce, i graffi della vegetazione, quasi tutti eravamo sopravvissuti! Solo Eleonora, la nostra vittima sacrificale, ha dato le dimissioni causa febbre per allergia alle punture di insetti.
Adorare non è pregare né nel senso di richiedere né nel senso di implorare, supplicare, o di raccomandarsi, confidare, dedicarsi, votarsi; nemmeno è onorare, lodare, celebrare o magnificare; non è glorificare né esaltare; non è cantare, benché cantare sia pregare due volte (Agostino); non è niente di tutto questo, non è nessuna delle varie posture di preghiera. Ma è tutto questo, indistintamente, accresciuto o meglio modulato d’un soffio, di un’aspirazione, di un’ispirazione e di un’espirazione, dove le tre movenze compongono insomma, semplicemente, una respirazione. (Jean-Luc Nancy)
E noi abbiamo respirato, noi e il pubblico, il pubblico e noi. Noi tra noi.
A PASSO D’UOMO
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