Mattina: la parola alla direzione
Sono le dieci. Ex Asilo d’infanzia di Monte Colombo. Sedie a ferro di cavallo. Sta per iniziare la giornata di lavoro. Elena presenta il programma della giornata, Marialuisa ci spiega come fare le nostre proposte per strutturare del Festival. I tempi sono stretti, gli interventi devono essere brevi (cinque minuti esatti, per l’esattezza). Ci lasciamo sfuggire alcune risate sommesse sul valore relativo di queste formalità. Speriamo, soprattutto, che il caldo ci dia tregua.
Francesca comincia a raccontare i luoghi più belli scoperti con le camminate di maggio e giugno. Vigne, alberi, sentieri, ogni luogo potrà prendere vita, se saremo capaci di ascoltarlo.
Dieci e trenta. Primi segnali di deriva della riunione (rispetto al serratissimo programma). Le idee sono tante, fanno esplodere l’ordine degli interventi. Le domande superano abbondantemente le risposte, ma ci possiamo lavorare. Manolo, Barbara, Davide, Silvana: uno dopo l’altro i responsabili dei laboratori e gli artisti raccontano cosa hanno pensato: tra danze nei filari, proiezioni di folletti e storie di paese, l’ordine riesce a ristabilirsi.
Undici. Orietta mi coglie di sorpresa col progetto di una camminata semplice per un percorso di consapevolezza posturale. Danilo parla di un concerto sperimentale, di un’installazione sonora accanto a un corso d’acqua, e anche concerto itinerante di musica klezmer. E poi ci saranno i ragazzi del Lettimi tra i nostri musicisti. Sogniamo un pianoforte a coda per un melologo di Richard Strauss. (Non ho il coraggio di chiedere cos’è un melologo, ma non importa).
Undici e venti. Nevio, direttore tecnico, sottolinea il rischio di tradire la filosofia di A passo d’uomo: dovremo portare la corrente elettrica dove non c’è, dentro la natura? Saremo capaci di farne a meno? Io penso che forse proprio questa sarà la sfida più bella, il modo più difficile per metterci alla prova. Poi, la parola la prende Mirco, affascinato dall’origine storica (medievale addirittura!) dei sentieri: la mente vola a un pubblico di viandanti. Il matto di Cerreto come Musa.
Danza classica, in una piazza o in un castello: questa l’idea di Sandra e Giuseppe. La musica classica forse farà scintillare il sentiero della luna di Monte Colombo? Ilenia, intanto, potrebbe leggere libri per bambini accompagnata da una flautista.
Undici e cinquanta. Elena prende la parola per Malatempora: vogliono costruire un percorso specifico per chi possiede uno smartphone: nascondendo codici a barre lungo un percorso, si possono mettere in serie degli stimoli: tracce audio, video, testi, immagini. Una caccia al tesoro? Un modo di usare la tecnologia per approfondire il rapporto con la natura? Non lo so, ma oggi pomeriggio ne parleremo.
Dodici. Siamo giunti alla fine della rassegna di tutte le proposte, ora spetta a Fabio, direttore artistico, tirare le fila, ricomporre i pezzi di questo complesso mosaico. Accendiamo il cronometro per trattenere in dieci minuti il suo intervento, ma sappiamo che non basteranno. Proviamo a fare salve le forme. Fabio ci ricorda che la cosa più importante è certo la camminata, ma anche il convivio, la festa: le aree di sosta legate al paesaggio, a un’azione scenica, a un paesaggio suggestivo. Dovrà essere la natura a stimolare la nostra inventiva, dovrà accoglierci: dobbiamo rinunciare alla pretesa di scegliere i luoghi. Dobbiamo farci scegliere. Farci conquistare, sfidare.
Perdo il filo delle ultime proposte, mentre rileggo il mio diario. L’attenzione degli altri sembra reggere, ma pare che cominci piano a piano a dirigersi verso il caffè, ambito da tutti, ormai.
Dopo pranzo, saremo ancora qui.
Jacopo Galavotti / Il Tassello Mancante
Ph. E.F.
A PASSO D’UOMO
associazione di promozione sociale
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