Come spesso accade, gli eventi li costruiscono le persone che vi partecipano, muovendosi all’interno di una cornice data, vivendola ognuno a modo proprio e intersecandosi con altre sensibilità. Così si è sviluppata la mostra fotografica allestita all’interno del Festival “A Passo D’Uomo”. Ragazzi provenienti da tutta Italia, hanno partecipato ad un seminario curato da Guido Guidi, esponendo alla fine il loro lavoro,come risultante del loro modo di percepire la tecnica appresa o affinata.
Io ero lì, davanti al risultato finale di un lavoro lungo e impegnativo, ad osservare gli astanti, i curiosi, i diretti interessati e i parenti, nell’atto di osservare i pannelli pieni di foto esposte, accanto al nome orgoglioso di ogni partecipante.
Dalla mia postazione privilegiata ho potuto essere partecipe dei singoli e personalissimi approcci alla mostra, occhi sugli occhi di chi guarda.
Chi entra con pile di libri sotto il braccio, arrivato preparato sulla tecnica di Guidi, e spiega di ogni foto dove riconosce il tocco, la cura, lo stile; chi fotografa le fotografie, da varie angolazioni, da diverse distanze; altri che si fermano perplessi, quasi a domandarsi come tanto lavoro sia confluito in una cosa così piccola, come tanta fatica sia servita ad immortalare una finestra, un’insegna, un tronco. Alcuni giocano a scegliere la preferita confrontarla. C’è chi rimane a lungo, soffermandosi su ogni scatto, quasi ipnotizzato, chi gira e gira attorno ai pannelli. Quelli che entrano e subito ne riescono. Altri ancora vogliono parlare, quasi sempre conoscono un fotografo esposto e raccontano del percorso e delle prospettive future. Alcuni vorrebbero far sapere che loro ci sono stati e cercano un libro firme, un foglio su cui scrivere “io c’ero”.
Ebbene, io sono quel libro, perché io c’ero,voi ci siete stati e io ne sono memoria.
Ph. Matteo Conti
A PASSO D’UOMO
associazione di promozione sociale
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